Intervista a Stephan Bodzin

Stephan Bodzin

Stephan Bodzin
Stephan Bodzin

 

Per la prima volta su Soundwall abbiamo il mitico Stephan Bodzin, ormai pilastro della techno europea, con una lunga di lista di produzioni e collaborazioni alle spalle e una label da portare avanti che si sta ritagliando il proprio e dovuto spazio.

Ciao Stephan, come stai? Guardando la tua pagina Eventi su RA sembri sempre parecchio impegnato…

Ciao ragazzi, felice di conoscervi. Si, sono ancora parecchio preso e non credo che cambierà presto la situazione. Sabato ero a Londra e lunedì a San Paolo in Brasile, ho incontrato bella gente e ho suonato in due grandi festival.

Il tuo amore per la musica elettronica nasce fin da giovanissimo, visto che in casa avevi a disposizione tutte le macchine di tuo padre. Con quali dispositivi hai iniziato? Quali utilizzi tuttora? In molte tue foto sul web si intravede un Moog alle tue spalle…

Mio padre aveva un’enorme collezione di quelle macchine, il sogno dei produttori in analogico di quei tempi. Quando si tornò ad usare più outboard hardware fu favoloso avere tutta quella sua roba, che adesso è qui nel mio studio; ma sfortunatamente un incendio ne ha distrutto buona parte. Posseggo e uso ancora i classici, come ARP 2600, MiniMoog, 808, 909 e alcune altre macchine, ma ad essere sincero oggi come oggi produco soprattutto in digitale.

Il trentaseienne Stephan Bodzin compare per la prima volta su Beatport nel 2005 con “Luna/Miranda” su Systematic, un gran disco, evidentemente frutto di una certa maturazione musicale. Stavi semplicemente aspettando il momento giusto? Di cosa ti occupavi prima?

Ho passato tutta la vita nella musica e nella produzione da quando avevo 17 anni. Ho lavorato come produttore nei retroscena di artisti come Marc Romboy, Oliver Huntemann, Rekorder, Thomas Schumacher, giusto per nominarne alcuni. Prima di questo mi occupavo di composizione/produzione per teatro, televisione e cose così.

Si può dire che Systematic abbia segnato un’epoca, tanto che negli anni ho sentito spesso parlare di suono “early Systematic”, con riferimento nostalgico alle sue prime uscite, al tempo un fulmine a ciel sereno per la scena europea. Come hai vissuto quel periodo? E’ cambiato qualcosa negli anni?

Quello fu un periodo piuttosto intenso. Arturia aveva appena fatto uscire tutti i suoi grandi plug-in, con cui diventammo matti. Ero nella traccia successiva già mentre ne stavo finendo un’altra, non vedevo l’ora di buttare giù la prossima linea di basso fat. Al tempo in realtà non guardavo a destra o a sinistra, non avevo idea di cosa stava succedendo intorno a me, cosa fosse la “scena europea”. Realizzai molti anni dopo di aver fatto in quegli anni qualcosa con una specie di marchio di fabbrica, e mi sorprese non poco.

Per quanto articolato e in continua sperimentazione il tuo stile continua a rimanere saldo sui binari della techno, seppur strizzando sempre l’occhio a contaminazioni di altri generi. Tu come lo definiresti?

Non posso definirla. Per me è un tipo di techno, musica che utilizza tecnologia, elettronica ballabile… Non ne ho idea. E in realtà non mi importa così tanto etichettarla.

Raccontaci della tua label Herzblut, com’è nata e come l’hai portata avanti negli anni, come scegli gli artisti e le produzioni su cui puntare… Ti piace spaziare, sperimentare o cerchi di tenere sempre in mano le briglie della techno? Come la vedi in futuro?

Herzblut nasce dall’idea di essere più indipendente, di avere meno gente coinvolta nelle decisioni creative, di far uscire il materiale che mi piace quando mi piace. Mi prendo il mio tempo quando scelgo gli artisti, tanti buoni amici e rispettati colleghi trovano il loro posto nella nostra piccola famiglia e sono piuttosto orgoglioso di questo roster. La prossima uscita sarà un potente 2tracker del signor Florian Meindl, seguito da Dominik Eulberg che ha appena consegnato due inni epici. Bei tempi in vista per Herzblut!

Nella tua carriera hai dato vita a diverse collaborazioni con altri artisti, su tutti Marc Romboy, Thomas Schumacher, Oliver Huntemann; proprio con quest’ultimo avete lavorato sotto nomi diversi quali H-Man, Rekorder e Bodzin&Huntemann. In cosa si differenziavano l’uno dall’altro?

Ascoltando puoi facilmente sentire chi era con me in studio quel giorno e da dove veniva, quali sono le sue radici… Marc Romboy, Detroit; signor Huntemann (includendo Rekorder, H-Man, etc), electro; signor Schumacher, techno.

Nei prossimi mesi hai davanti tante date in Europa e in America. Come sta procedendo il tour? 

Il tour non è nient’altro che divertimento! Ok, spostarsi di continuo è dura, ma, come mi piace dire, sono pagato per quello, non per suonare (che non è lavorare). Per il resto di questo anno fantastico e pieno di successo guardo ancora avanti, suonerò in Usa, Canada, Messico, Brasile, Russia e molti altri show in Europa ovviamente. Il 2013 inizerà con tre weekend liberi, mi rilasserò un po’ con la mia famiglia; il lavoro riprenderà a fine gennaio con due festival potenti: Awakenings in Olanda e Transardentes in Belgio. Quindi ancora: il tour va bene, è un privilegio.

Quali sono i pro e i contro di essere sempre in movimento da un’esibizione all’altra?

Pro: musica, musica, musica, divertimento, gente, cibo, cultura, paaaaarty, drinks, colleghi. Contro: non dormire, non mangiare bene, non avere il mio letto, gli aeroporti, gli autisti incapaci; viaggiare è duro, alle volte.

In quali luoghi o club torneresti più volentieri e perchè?

Troppi per menzionarne solo alcuni.

Sono rimasto impressionato dalla versione di “Phobos” che stai proponendo nei tuoi ultimi live. Parlaci del tuo set, come lo prepari, come si è evoluto negli anni, come scegli gli arrangiamenti da proporre. C’è qualche macchina o controller che assembli da solo? Com’è strutturato il tuo setup?

Ho smesso di suonare live, al momento sto lavorando su materiale fresco. Gli ultimi setup erano una specie di mashup analogico/digitale: quattro Ipad, due synth Tetra4, alcuni synth MFB e dei controller midi della Faderfox. Ho modificato i Faderfox per renderli wireless. E’ davvero unico, spero di essere il solo a farlo; è puro divertimento correre intorno al palco e saltare avendo ancora il pieno controllo!

Potresti dirci da quali nomi secondo te è rappresentata la techno di oggi?

Troppi per menzionarne solo alcuni.

Cosa consiglieresti alle nuove leve di producers e live perfomers che si addentrano nel sistema dell’industria musicale?

Niente che non sia stato già detto da altri dal diciassettesimo secolo: sii te stesso, non mollare mai, impegnati davvero, dì di no, sii diverso; solo la qualità è determinante alla fine.

 

By http://www.soundwall.it


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